I repentini cambiamenti climatici stanno causando diverse problematiche sociali in molti paesi del mondo, divenendo un argomento attuale molto discusso. Una delle principali conseguenze riguardano la siccità: e se ci fosse un possibile alleato per contrastarla?

Il Cloud Seeding è una tecnica utilizzata per stimolare artificialmente la produzione di pioggia. L’idea originaria proviene dal chimico e meteorologo Vincent Joseph Schaefer, che definì e mise a punto questa tecnica negli anni ’40. Nello specifico, lo scienziato scoprì che la formazione di pioggia all’interno di una nube poteva essere favorita dell’utilizzo di ghiaccio secco (cioè CO2 allo stato solido), agendo come nucleo di condensazione. Per nucleo di condensazione, si intende piccole particelle (di origine naturale o antropica) che fungono da superficie sul quale può condensare il vapore acqueo.

Nella stessa epoca, il climatologo Bernard Vonnegut ideò un ulteriore metodo che prevedeva invece l’utilizzo di ioduro d’argento (e che ad oggi risulta essere il metodo più diffuso).

L’introduzione in atmosfera di questi nuclei di condensazione, che favoriscono la formazione di goccioline di pioggia, viene eseguita attraverso diversi metodi: tramite dei cannoni a terra o aerei che disperdono il materiale al di sopra delle nubi. L’utilizzo di ioduro di argento è il metodo maggiormente utilizzato perché esso è in grado di legarsi alle molecole di acqua presenti all’interno della nube, stimolando la condensazione e quindi la formazione di pioggia. In alternativa, come già detto in precedenza, può essere utilizzato anche ghiaccio secco.

Questo metodo non risolverebbe completamente i problemi di siccità di un Paese, ma comunque può essere considerato un buon alleato. Un altro vantaggio della tecnica potrebbe essere il miglioramento della qualità dell’aria dovuto alla caduta naturale della pioggia, trasportando verso il terreno il particolato disperso in atmosfera.

Al momento, questa tecnica viene utilizzata principalmente negli USA e in Cina, per scopi agricoli e per contrastare l’inquinamento atmosferico, e negli Emirati Arabi Uniti per contrastare la siccità.

Nonostante i possibili vantaggi di questa tecnica, tuttavia, essa è ancora in fase di sperimentazione. I principali argomenti di dibattito di questa tecnica sono relativi al costo elevato e all’introduzione di ioduro di argento in atmosfera. Questa sostanza, legandosi alla pioggia, va a finire nelle falde acquifere e nei corsi d’acqua, per cui è di fondamentale importanza rilevarne i possibili impatti sugli ecosistemi e sulla salute umana.

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