La valutazione degli impatti ambientali è un tema fondamentale che sensibilizza sempre di più la società odierna. I professionisti utilizzano diversi metodi per valutare le modificazioni della qualità dell’ambiente, anche attraverso organismi viventi presenti in natura: si parla quindi di indicatori biologici o bioindicatori.

Tra i bioindicatori più rilevanti vi sono le specie aviarie, che, insieme ai mammiferi, risultano essere organismi particolarmente sensibili a variazioni che concernono il loro habitat e le popolazioni animali che lo abitano. Grazie alla abbondanza del numero di specie, alla loro possibilità di muoversi ignorando i confini e alle loro caratteristiche ecologiche e comportamentali, gli uccelli migratori sono un’importante componente della biodiversità. Deriva quindi, la necessità di un consistente adeguamento normativo atto a tutelarli, come la a Direttiva Uccelli Selvatici 2009/147/CE.

Gli scienziati monitorano le specie aviarie grazie a diverse tecniche di studio non invasive o distruttive, basate sul censimento, il marcaggio individuale (come l’inanellamento) e la telemetria, sviluppate tramite reti internazionali di rilevamento. Il CNI ISPRA rappresenta l’ente di rappresentanza nell’ambito del monitoraggio animale, custodendo numerose banche dati ornitologiche (ed anche faunistiche) italiane, dove vengono riportati i seguenti dati: numero di specie interessate, copertura geografica e periodo storico di riferimento.

I principali fattori che stanno mettendo in pericolo questi animali sono di natura antropica: la perdita di habitat e l’inquinamento. L’approccio di ricerca prevede l’analisi e la valutazione:

  • dei livelli biochimici di contaminanti ambientali;
  • della risposta di specifici biomarkers a contatto con diversi tipi di materiale biologico prelevato dall’animale.

Solitamente per lo studio delle popolazioni aviarie, in base alle dimensioni ed alle abitudini delle diverse specie, vengono prelevati campioni biologici quali: piume e penne, sangue, escrementi, borre, gusci di uova e uova non schiuse. I principali contaminanti ambientali ricercati in queste tipologie di campioni sono i composti organoclorurati (HCB,PCB e DDT), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), tracce di piombo (Pb), mercurio (Hg) e cadmio (Cd). Invece, per il sangue e gli escrementi è possibile utilizzare dei biomarkers ecotossicologici, al fine di analizzare le interazioni tra gli agenti inquinanti e l’organismo.

La misurazione delle concentrazioni ambientali dei contaminanti ci fornisce informazioni preziose per risalire alle sorgenti di emissione, sui quali è possibile intervenire e adottare sistemi di controllo e monitoraggi continui: così facendo, è possibile contenere il rilascio degli inquinanti in ambiente, tutelando allo stesso tempo l’habitat e la salute degli organismi che lo popolano.

Gli ecosistemi coesistono rispettando specifici equilibri: spezzare un solo anello della catena alimentare, crea disequilibrio internamente ai singoli biosistemi.

Minacciare gli ecosistemi non porta gravi conseguenze soltanto per la fauna e la flora, ma anche per la salute dell’uomo.

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