Negli ultimi anni assistiamo sempre più frequentemente a temporali particolarmente forti e improvvisi che causano inondazioni di centri urbani, rappresentando così potenziali pericoli per gli abitanti.

Ma come scongiurare il rischio alluvioni? 

Un’alternativa possibile potrebbe essere rappresentata da un modello urbano, del tutto nuovo e in grado di assorbire l’acqua per utilizzarla poi successivamente: creare cioè, delle città che potremmo definirecittà spugna”.

 

Città spugna: cosa sono?

Come anticipato, le città spugna sono una soluzione innovativa per contrastare i danni generati da tempeste o precipitazioni notevolmente violenti ed impattanti. Il primo progetto di “sponge city” si deve all’intuizione di un architetto cinese che, all’inizio del 2000 ha messo a punto un nuovo sistema in grado di far defluire e riutilizzare notevoli risorse idriche.

Come funzionano?

Grazie all’uso di materiali speciali, alla presenza di zone verdi e particolari strutture architettoniche, è possibile drenare la pioggia nel terreno e indirizzarla in falde acquifere o in bacini artificiali di raccolta.

Questo metodo si rivela un supporto importante, oltre che ecologico, perché l’acqua piovana una volta recuperata può essere destinata successivamente a vari usi. Ad esempio, è possibile migliorare la salute degli alberi nelle aree urbane, rendendo più facile la crescita delle radici sotto le superfici pavimentate e grazie alle scorte accumulate, si può disporre di provviste idriche utili per irrigare i giardini.

Quali sono i vantaggi?

Indubbiamente, questi modelli offrono preziosi vantaggi:

  • assorbono e conservano l’acqua: proprio per la loro particolare predisposizione, le precipitazioni vengono raccolte e immagazzinate per i periodi di siccità;
  • aumentano la quantità di aree verdi, dato che prevedono la presenza di parchi e giardinetti;
  • la sostenibilità: poiché possono essere ridotti gli sprechi d’acqua.

Inoltre, le città spugna prevedono una buona presenza di verde e in particolare di rain garden, ovvero dei particolari giardini progettati in maniera tale da essere un bacino depresso rispetto alle superfici adiacenti.

Questa progettazione consente di sfruttare l’avvallamento per convogliare l’acqua precipitata durante i temporali, che viene fatta defluire gradualmente e filtrata dei vari componenti inquinanti.

In genere le piante che costituiscono i rain garden, sono specie autoctone, di modo da preservare la biodiversità della flora e della fauna locale.

A fare da apripista è Wuhan, che nel 2015 si è guadagnata il titolo di prima città spugna cinese e in seconda battuta Copenaghen, che ha avviato un programma di prevenzione ventennale e ha creato un bacino per la raccolta delle piogge.

Per quanto riguarda il fronte italiano invece, è interessante l’esempio di Milano e aree metropolitane limitrofe, per le quali è previsto un piano per l’installazione di più zone alberate e superfici drenanti.

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